*SPOILER* Ovviamente doveva fare un caldo della Madonna, quindi qui sotto troverete praticamente solo vini bianchi, rosè e spumanti **FINE SPOILER*
Buongiorno/buonasera a tutti quanti, e grazie di stare leggendo questo nuovo tentativo di condivisione culturale enoica stile contadino in periodo di concimazione.
Del resto, anche noi siamo come le visele, e andiamo fertilizzati un po’, ogni tanto.
La settimana scorsa si è svolto un bellissimo evento AIS incentrato sulle 74 DOCG attualmente riconosciute in Italia all’Abbazia di Praglia, situata nei Colli Eugani, zona particolarmente vocata alla produzione vitivinicola.
Dico bellissimo, perché per una persona profondamente ignorante come me, poter andare dai sommelier ai banchi d’assaggio ed iniziare con un “Ciao, non sappiamo quasi niente di questo vino, ce lo puoi raccontare?” senza essere sputata, ecco, è stato emozionante. Ringraziamo quindi tutti i santi sommelier di AIS Veneto che si sono prodigati ad acculturarci senza farsi venire le rughe. Grazie.
Purtroppo non posso dilungarmi troppo su tutto ciò che abbiamo sbevacciato: vi vado quindi ad appuntare qua e là, piccoli dettagli che mi sono rimasti impressi e che mi sembrava interessante condividere.
THE WINE CURE SBEVACCHIA ALLA DOCG WINE EXPERIENCE
Piemonte: non so come mai, ma iniziamo sempre una bollicina metodo classico.
- Contratto Giuseppe Alta Langa Blanc de Noir Pas Dosè For England 2013 (42 mesi): creato nel 1930 per il mercato inglese, andava a soddisfare la richiesta di un prodotto più secco in quello che era un mercato di vini dolci. Interessante e piacevole per la storia che racconta, lo troviamo minerale e beverino, con una bella bollicina e sentori di crosta di pane e frutta matura
- Serafino Enrico Alta Langa Brut Millesimato 2012 (18 mesi)
Veneto: la patria natìa *mano sul cuore*
- Bortolomiol Valdobbiadene Prosecco Superiore Brut Audax zero 3 & Valdobbiadene Prosecco Sup. Extra Dry Banda Rossa (entrambi 2017): Ora, a essere onesti, devo dire che questi due assaggi mi hanno un po’ deluso. Non so bene spiegare il perché, ma normalmente quando assaggio un prosecco mi aspetto qualcosa di fresco, giovane e con una bella frizzantezza. Qui purtroppo non ho trovato quello che cercavo. (NB: per un prosecco Pas Dosé coi controcacchi, buttatevi su un Col Vetoraz).
- Col Vetoraz Valdobbiadene Prosecco Sup. Cartizze: una sicurezza per chi ama i dry che si fanno bere, giovani, trasparenti, fruttati e piacevolissimi.
- Bepin de Eto Colli di Conegliano Bianco Greccio (2016): da un blend di chardonnay e manzoni bianco, abbiamo questo bel vino fermo, sempre molto giovane e fresco, con sentori sia al naso che in bocca di fiori delicati e frutta fresca, con poco corpo si, ma ottimo per un bell’aperitivo o cena in estate (a litri).
Campania: siamo rimasti sconvolti da quanto buoni sono i due vini bianchi qua sotto (NdR: sconvolti, perché siamo ignoranti).
- Antica Hirpinia Greco di Tufo (2017): una mela verde incredibile, una dolcezza al naso che in bocca si trasforma in freschezza –> ed è subito amore.
- La Molara Greco di Tufo (2016): un anno più vecchio, un vino completamente diverso. Troviamo una frutta più matura e anche un pochino tropicale, in bocca sempre fresco, equilibrato e sapido.
- Tenuta Scuotto Greco di Tufo (2016)
- Cantina Bambinuto Greco di Tufo (2015): esempio perfetto dell’equilibrio che questo vino riesce a raggiungere. Un veceto si, ma che rivela in bocca una frutta sempre croccante e per niente fiapa.
Grazie, grazie, grazie alla bravissima sommelier al banco del greco di tufo per questa bella verticale.
- Tenuta Scuotto Fiano D’Avellino (2017)
- Antica Hirpinia Fiano D’Avellino 2(017)
- I Capitani Fiano D’Avellino Gaudium 2017: vino rivelazione. Al naso è balsamico e si sentono chiaramente le erbe aromatiche (tipo quelle che si usano in cucina, e non scherzo, ma per la prima volta in vita mia ho sentito la salvia in un vino). In bocca rispecchia perfettamente tutto quello che si è sentito al naso. TOP.
- Manimurci Fiano D’Avellino Nepente (2016)
Basilicata: a quanto pare, terra di tannini che asfaltano.
- Bisceglia – Vulcano & Vini Aglianico del Vulture Superiore Gudarrà (2014): questo aglianico in particolare viene fatto affinare solamente in barrique nuove. Troviamo si quindi un tannino più arrotondato rispetto ai due sotto, ma in bocca e al naso si sente praticamente solo il legno. Peccato.
- Cantine del Notaio Aglianico del Vulture Superiore La Firma (2013): qui abbiamo invece un mix tonneau + barrique e la differenza si sente. Rosso granato bello carico, al naso troviamo marasca, spezie, frutta rossa matura e una nota erbacea. In bocca sembra essere morbido, ma subito entra un tannino che asfalta tutto (che bontà però).
- Tenuta I Gelsi Aglianico del Vulture Superiore Calaturi (2013): per finire il range, qui abbiamo solo botte grande, che regala un bellissimo tannino sincero e persistente. Sempre un bel fruttato con sentori erbacei.
Puglia: niente taralli però.
- Agrinatura Giancarlo Ceci Castel Del Monte Bombino Nero Parchitello (2017)
All’evento abbiamo inoltre ritrovato gli amici del Consorzio del Formaggio Piave D.O.P. , che è sempre un piacere trovare agli eventi AIS, perché hanno questo spirito da alpini che fa un sacco simpatia (e un sacco di formaggio da mangiare). Il mio preferito? Il Pennanera, che a quanto pare non è un Piave D.O.P., ma continuavano a tagliarlo giù e ragazzi se è buono.
Poi, ci abbiamo dato sotto di carne di cavallo, ma questa è un altra storia.
NB: se siete curiosi di scoprire tutto sulle denominazioni attualmente in vigore in Italia, e altre cosine inteliggenti che vi fanno fiqui agli occhi degli altri, stay tuned per la nostra “Guida stupidina sul vino” (work in progress, coming soon, lo sapevo che eravate impazienti di averla).